La menisectomia (rimozione della sola zona lesionata del menisco) è una metodica diffusissima e praticata nelle lesioni della zona non vascolarizzata del menisco (bianca) o nelle lesioni longitudinali molto ampie (manico di secchio). Asportata la zona lesionata si regolarizzano i margini residui trattati.

La regolarizzazione meniscale è una pratica che trova riscontro nelle lesioni degenerative (meniscosi). Si rimuove con uno shaver la fibrocartilagine fibrillare, lasciando in sede solamente la porzione di menisco ancora in salute.


La meniscectomia è la procedura più semplice da attuare per via artroscopica. Trova applicazione nelle lesioni molto estese o in quelle di zona bianca (non cicatrizzabili) del menisco.

Dopo una valutazione dei margini interrotti e della qualità della lesione grazie ad un uncino palpatore, si procede con delle forbici artroscopiche alla rimozione dei margini lesionati liberi ed ormai deleteri del menisco. La zona residua da cui è stata asportata la porzione lesionata è successivamente regolarizzata con uno shaver (aspiratore).

Si tende ad essere quanto meno aggressivi possibile nell’esecuzione della meniscectomia eliminando quanto meno menisco possibile, poiché è stato dimostrato che dopo meniscectomia parziale l’area di contatto diminuisce del 10% ed il picco di carico per unità di superficie aumenta del 65%, mentre dopo meniscectomia totale l’area di contatto diminuisce del 75% ed il picco di carico per unità di superficie aumenta del 235%, deteriorando in maniera aggressiva la cartilagine articolare femorotibiale.